Rivedo le tue lettere d’amore
illuminata adesso da un distacco,
senza quasi rancore.
L’illusione era forte a sostenerci,
ci reggevamo entrambi negli abbracci,
pregando che durassero gli intenti.
Ci promettemmo il sempre degli amanti,
certi nei nostri spiriti divini.
E hai potuto lasciarmi,
e hai potuto intuire un’altra luce
che seguitasse dopo le mie spalle.
Mi hai resuscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina,
mi hai resa divergenza di dolore,
spazio, per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore.
E mi hai lasciato solo le tue lettere,
onde io le ribevessi nella tua assenza.
Vorrei un figlio da te, che sia una spada lucente, come un grido di alta grazia, che sia pietra, che sia novello Adamo, lievito del mio sangue e che dissolva più dolcemente questa nostra sete. Ah se t’amo! Lo grido ad ogni vento gemmando fiori da ogni stanco ramo, e fiorita son tutta e di ogni velo vò scerpando il mio lutto perché genesi sei della mia carne. Ma il mio cuore trafitto dall’amore ha desiderio di mondarsi vivo, e perciò, dammi un figlio delicato! Un bellissimo vergine viticcio da allacciare al mio tronco. E tu, possente padre, tu olmo ricco di ogni forza antica, mieterai dolci ombre alle mie luci. Alda Merini