CuriositàUn'Anziana muore in una casa di riposo e, tra gli effetti personali, l'infermiera trova la sua triste lettera di addio.

09/01/2019 - 03h

Anziani abbandonati, dimenticati, vittime di una dilagante solitudine, vittime che aspettano invano una visita, una lettera o una telefonata da chi si è dimenticato di loro.

Questa è la storia di una signora anziana che muore da sola in una casa di riposo:

Quando sgombrano la sua stanza, le infermiere, che l'avevano sempre considerata una donna fredda, acida e scontrosa, trovano tra i suoi effetti personali, qualcosa che non si sarebbero mai aspettati: una lettera indirizzata a loro e, quando la leggono, non riescono a trattenere le lacrime.

Che cosa vedi infermiera? Che cosa vedi?

A cosa stai pensando quando mi guardi?

Una donna vecchia e irritabile, non molto saggia, di abitudini incerte e con la distanza negli occhi?

Che sbava sul cibo e non risponde. Una che, quando dici ad alta voce: "Voglio che ci provi!" sembra non accorgersene, anche delle cose che fai. Una che sempre perde… un calzino o una scarpa? Una che, resistendo o non lasciandoti fare ciò che vuoi, con il bagno o durante la cena, riempie le tue lunghe giornate?

È questo che stai pensando?

È questo che vedi?

Allora apri gli occhi, infermiera.

Tu non mi guardi. Ti dirò chi sono, finché sono ancora qui, così come faccio ciò che mi chiedi e mangio ciò che tu vuoi.

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Sono una bambina a 10 anni, con un padre e una madre, fratelli e sorelle, l'amore l’uno dell'altro.

Una giovane ragazza a 16 anni, con le ali ai piedi sognando, presto o tardi, di incontrare l’amore.

Una sposa precoce a vent'anni, il mio cuore sobbalza, ricordando i voti che ho promesso di mantenere.

A 25 anni, ho già il mio proprio figlio, che ha bisogno di essere indirizzato nella vita e condotto al sicuro a casa.

A trent'anni, mio figlio è già cresciuto in fretta, siamo legati l’uno all’altra, indissolubilmente.

A quarant'anni, i miei giovani figli sono cresciuti e se ne sono andati, ma mio marito è ancora al mio fianco, per vedere che io non pianga.

A cinquant’anni, ancora una volta, i bambini giocano sulle mie gambe, ancora siamo circondati da piccoli, il mio amato e io. Giorni bui per me, mio marito ora è morto. Guardo al futuro, mi vengono i brividi di terrore.

Penso agli anni, all'amore che ho conosciuto. Ora sono vecchia, e la natura è crudele, la vecchiaia ti fa apparire come una pazza. Il corpo si sbriciola, la grazia e il vigore vengono meno, vi è ora una pietra, dove una volta ho avuto un cuore. Ma all'interno di questa vecchia carcassa ancora abita una giovane, e, di tanto in tanto, il mio cuore malconcio si gonfia.

Ricordo le gioie, mi ricordo il dolore, e sto amando e vivendo la vita di nuovo. Penso agli anni, troppo pochi, corsi via troppo velocemente, e accetto il fatto nudo e crudo che nulla può durare. Quindi, apri gli occhi e guarda: non una donna irritabile e vecchia, guarda più da vicino, guarda ME! Ogni anziano è stato giovane, ognuno di loro ha un vissuto di sorrisi e di tristezze, ogni ruga sul viso è un bagaglio di memorie.

Forse questa commovente lettera può aiutarci a comprendere che dovremmo avere cura dei nostri anziani, amarli e non abbandonarli mai. Ricordiamoci sempre che loro sono come noi e che noi, un domani, saremo come loro.

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