Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo.
Pietra e pianto procedono in una continua comparazione finché non diventano una sola cosa. Le rovine prendono il posto delle lacrime sul volto, pietre scorrono asciutte e terribili sulla pelle. In una lettera a Papini (8 luglio 1916) Ungaretti scrive: “Pensavo: c’è qualcosa di gratuito al mondo, Papini, la vita; c’è una pena che si sconta, vivendo, la morte”. […] – Pensavo: non ci sono più foglie sul monte, né cicale, né grilli; e c’è rimasta la mia morte viva” (da Antologia della poesia italiana diretta da C. Segre e C. Ossola)